Alessio Tasca

Opere

Frequenta lo studio del pittore e ceramista Giovanni Petucco e la scuola d'arte locale, specializzata nella ceramica. La predisposizione al disegno e gli sproni del ceramista Romano Carotti convincono la famiglia a fargli proseguire gli studi: per l'occasione Carotti gli regala una copia del libro di Matteo Marangoni, "Saper vedere", un testo fondamentale per la formazione del giovane Tasca. Si iscrive cosÏ all'Istituto d'Arte di Venezia avendo modo di assimilare gli stimoli di una città allora assai culturalmente combattiva: È ancora vivo il ricordo della recente lezione di Arturo Martini, mentre maturano i segnali di nuove tendenze, come il Fronte Nuovo delle Arti e lo Spazialismo. Il 24 ottobre del 1948, assieme ai fratelli Marco e Flavio, dà vita al laboratorio Tasca Artigiani Ceramisti, in via Mulini 6, e comincia a predisporre una serie di modelli ispirati alla tradizione novese. Il fallimento commerciale di queste tipologie spinge il giovane Alessio ad approntare un ciclo di ceramiche "moderne" da indirizzare a un mercato diverso, più attento alle esigenze postbelliche di rinnovamento: nascono così i primi piatti decorati a "graffito" su fondo verde o bruno, nei pi˘ vari decori. Nel 1949 partecipa nella prima occasione espositiva della sua carriera alla V Mostra Italiana di Arte Sacra all'Angelicum di Milano, dove espone un'Annunciazione in terracotta che, attraverso la lezione di Petucco, risale direttamente alle fonti della plastica martiniana. Nel 1951 la sua partecipazione alla Triennale di Milano con i piatti "terrosi" e incisi, scelti da Gio Ponti in uno dei suoi frequenti viaggi a Nove, riscuote un notevole successo; la particolarità della produzione di Tasca al gallerista milanese Totti che acquisisce le opere per la sua galleria. Nel 1952 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia nel Padiglione "Venezia" per le arti decorative, con "vasi e piatti". Nel 1954 partecipa alla Biennale di Venezia presentando un "Tavolo in maiolica" e due "Vassoi con figure" in "verde Morelli". Nel 1957 Tasca sposa Elva Pianezzola da cui avrà tre figli: Marina e Vittore, ceramisti e Saverio, musicista. Si stacca dal laboratorio "Fratelli Tasca" nell'ottobre del 1961 e apre un proprio atelier in via Roberti, progettato da Gaspare Parolin, ancora studente di architettura, dove si dedica innanzitutto alla foggiatura di un ciclo di pezzi unici di grandi dimensioni tornando cosÏ alla scultura vera e propria. Torna all'insegnamento nel 1962 succedendo a Giovanni Petucco nella cattedra di Plastica all'Istituto d'Arte di Nove, dove rimarrà fino al 1978 e dove si forma il gruppo di amici e colleghi - Pianezzola, Sartori, Chemello, Tubini, Sebellin - che dà vita al rinnovamento dei contenuti e della didattica. Alla Biennale di Venezia del 1964, sempre nella sezione Arti Decorative, gli viene assegnato il I Premio(ex aequo con Pompeo Pianezzola) per la ceramica. Alla Biennale di Gubbio del 1966 ottiene il I Premio nella sezione artigianale per il grande scudo in maiolica "rosso aragosta". Nel 1967 con la consulenza del tecnico novese Ettore Leoni per la parte meccanica mette a punto la prima trafila, macchina che gli consente di ideare e ottenere per via di estrusione le prime opere a sezione rettangolare. Le espone per la prima volta a Treviso il 4 gennaio 1968 allo "Studio d'Arte Arturo Martini". Lo stesso anno partecipa alla XIV Triennale di Milano con 17 pezzi trafilati, tra cui anche il cornovaso, la "forma" forse pi˘ rappresentativa di questo ciclo. La Triennale viene occupata nell'ambito delle "manifestazioni" di protesta del '68; Tasca aderisce concretamente, distruggendo tutte le opere che avrebbero dovuto essere esposte. Nel 1972 il Victoria and Albert Museum acquista un Cornovaso, che viene conservato ed esposto tuttora nella sezione Arti Decorative del museo londinese. La giuria internazionale della XV Triennale di Milano dove ha esposto ceramiche e plexiglass gli conferisce il Diploma di medaglia d'oro per la produzione in metacrilato realizzata dal laboratorio Fusina di Nove su una sua ideazione. Con una trafila di maggiori dimensioni nel 1974 estrude le prime sculture di grandi dimensioni: nasce il ciclo delle "Sfere", ottenute da un cilindro estruso su una matrice a griglia. Il suo contributo artistico torna così definitivamente alla scultura vera e propria. Al Simposium internazionale della ceramica di Bassano del 1978 conosce la ceramista tedesca Lee Babel con la quale stabilisce un sodalizio umano e artistico che lo porterà a frequenti occasioni espositive in Germania e ad interventi sul territorio a Rivarotta, Fara Vicentino ed Heilbronn. L'anno seguente lascia la gestione del laboratorio di villa Roberti e si trasferisce a Rivarotta (al confine tra Nove e Bassano) nell'edificio seicentesco, già sede di storiche fornaci di ceramiche. Inizia a restaurare l'importante manufatto ridotto oramai a un rudere, in un lavoro solitario che si protrarrà per dieci anni. Nel 1980 il Museo Victoria and Albert di Londra acquista il servizio da caffè prodotto interamente a trafila nel 1974. Nello stesso anno avrà luogo una mostra collettiva del gruppo di ceramisti alla Fondazione Bevilacqua La Masa, curata da Romano Perusini. Nel 1982 il grande storico dell'arte Giulio Carlo Argan visita i locali di Rivarotta accompagnato dal direttore del Museo Civico di Bassano Fernando Rigon. Nel 1986 mette a punto una grande trafila verticale per poter estrudere opere di grandi dimensioni; durante una pausa nei lavori di restauro del manufatto di Rivarotta, esegue un nuovo ciclo di sculture in grès e in refrattario che espone ad Heilbroon e a Marostica, inaugurando una nuova fase del suo lavoro imperniata sulla valenza espressiva della "rovina" e della deriva. Nel 1989 organizza con la supervisione storica di Nadir Stringa la mostra di dieci anni di restauri e dei ritrovamenti di Rivarotta, inaugurata da un discorso pubblico dello scrittore Luigi Meneghello - Rivarotta - che viene stampato dall'editore Moretti & Vitali. Nel 1991 riceve l'incarico dal Comune di Nove di eseguire una "decorazione" per la mura che costeggia, nel lato sud, l'area dell'ex Manifattura Antonibon (poi Barettoni) in sostituzione di quella da lui stesso eseguita nel 1956 con malte colorate e ormai consunta. Nel 1993 costruisce un piccolo anfiteatro in mattoni sulla collina di Fara. Nel 1995 una riflessione sulle ulteriori possibilità "narrative" delle formelle estruse, conseguenti al lavoro per la mura Antonibon, porta Tasca ad effettuare una "rivisitazione" del grande ciclo dei mesi affrescati negli interni di Torre Aquila, a Trento.
 

TERRE LIBERATE
MONTERONI (SI)
Dal 14/05/1993 al 23/05/1993
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