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IMMUTABILE DEA, ALESSIO DELI
Stefano Gagliardi

IMMUTABILE DEA

Intervista di Stefano Gagliardi ad Alessio Deli.
 
Cosa significa per te essere un artista oggi, qui e non altrove?
Non molto tempo fa durante una mia esposizione romana un visitatore dell’urbe (uno dei pochi in confronto alla miriade di turisti che quotidianamente assalgono musei e  mostre della capitale) entrato un po’ di corsa e un po’ sudato nella chiesa sconsacrata dove si stava tenendo la mostra, a conclusione della visita mi ha chiesto “che sei tu l’artista?” e io gli ho risposto ovviamente “si!”, dopo qualche secondo, lo sconosciuto visitatore stringendomi calorosamente la mano ha replicato dicendomi “mbè, allora grazie! Oggi pè dieci minuti m’ai fatto respirà, c’avevo proprio bisogno”.  Ecco... bisogno di cosa? Probabilmente bisogno di bellezza, bisogno di prendere spunto per una qualsiasi riflessione... di prendere un po’ d’aria fresca per l’appunto…Sostanzialmente credo che alla luce di questo simpatico aneddoto, l’artista oggi è invitato a produrre una sorta di rieducazione alla bellezza, poiché oggi non si è più abituati alle cose belle.
 
Le tue sculture spesso rimandano a una stessa immagine femminile, quasi ispiratrice silente e immutabile: quali legami si celano fra te e questa Dea.
Ritorniamo ancora sul tema della bellezza... La nostra bellezza... La bellezza del Mediterraneo. Abbiamo la fortuna di essere circondati da una natura bella. Unica e potente. Presente ovunque nell’arte, nell’architettura, nella musica, nel bere e nel mangiare. Un DNA mediterraneo, presente nelle nostre vene sin dalla notte dei tempi, che inevitabilmente è un po’ greco, un po’ egiziano, un po’ balcanico, con influenze siriane, etrusche, romane... Un lineamento, una forma del naso, un colore di capelli, un taglio particolare dell’occhio. Una fisiognomica idealizzata eppure viva, reale. Un immutabile Dea.
 
Le tue ultime sculture, pur rimanendo legate alla scelta di materiali poveri, sembrano distaccarsi sempre più dall’uso di materiali di riciclo: è l’inizio di un nuovo ciclo?
Da oltre dieci anni la mia ricerca artistica è improntata sulla fusione di elementi plastici legati alla classicità con materiali non convenzionali e destinati a discarica quali lamiere, ferro, plastiche ecc. La costruzione di queste figure scultoree ha segnato per me nel panorama artistico contemporaneo l’inizio di una “identità stilistica” ben precisa, un linguaggio che nel tempo è stato premiato e apprezzato sia dalle collezioni pubbliche che da quelle private. Ma è pur vero che la mia formazione è avvenuta attraverso l’utilizzo dei materiali tipici della nostra tradizione, tra le cave di marmo delle Apuane e le fonderie artistiche della Versilia. Riflettendo bene su questa domanda credo, che soprattutto agli esordi, ho voluto esprimere un ideale di figurazione contemporanea che come prerogativa poteva esistere solamente attraverso la sperimentazione e l’utilizzo di materiali innovativi; oggi mi sento di dire, invece, che è piuttosto il raggiungimento di una forma che rende una scultura figurativa contemporanea, e ciò avviene unicamente dall’esperienza e dall’osservazione costante della natura, senza alcun vincolo esecutivo, e quindi dettato dal materiale che si sceglie di utilizzare.
 
Tu sei un’artista che crea sculture e installazioni ben inserite nel linguaggio dell’arte contemporanea ma spesso sostieni il tuo legame con il classicismo, in che termini?
Il classicismo o l’antico, è sempre stato fonte di ispirazione per ogni tipo di esercizio artistico. Gli “antichi” soprattutto quelli di alcune particolari e straordinarie epoche, forse hanno avuto più di noi l’interesse e la costanza di osservare attentamente la natura (come accennato nella precedente domanda) per estrapolarne cose meravigliose e di senso pratico, come ad esempio la proporzione, il ritmo, il colore, la forma, l’equilibrio, il contrasto ecc. ecc... Paradossalmente ritengo che più ci si accosti ad un modus operandi per così dire “all’antica” e più oggi il nostro lavoro risulterà profondamente attuale.
 
Come convive nella tua produzione artistica il Deli pittore con lo scultore Deli?
Sono stato uno studente di scultura curioso. Sempre a sbirciare nell’aula di tecniche pittoriche, intento ad appuntare su dei foglietti ricette e proporzioni per preparazioni e colori. La pittura, un lavoro da alchimista, affascinante. In passato, quindi, prima che la scultura assorbisse tutti i miei impegni giornalieri, dall’insegnamento allo studio, ho anche molto dipinto. Oggi l’aspetto pittorico legato a questa giovanile passione è impiegato nella mia produzione artistica in parte su delle quadricromie che realizzo mediante l’ossidazione e l’acidatura di lastre di ferro, ma soprattutto trova sfogo e vero divertimento nella parte conclusiva delle mie sculture. La patinatura e la policromia sono l’anima, il tocco finale e quindi il sigillo della mia scultura. Del resto, per concludere, potremmo dire che anche questo lo abbiamo potuto imparare dagli “antichi”, infatti forse non tutti sonno che i bellissimi marmi (pervenuti a noi bianchi come la neve) di atleti e divinità greche un tempo in realtà erano coloratissimi!