Pompeo Pianezzola

Opere

Artista Pompeo Pianezzola

Pompeo Pianezzola  ha esposto in Galleria Gagliardi dal 1994 al 2010.

Pompeo Pianezzola (1925-2012)

Evocazione e mistero sono motivi poetici costanti nell'arte di Pompeo Pianezzola. Per raggiungere questi obiettivi tematici l'artista - che è anche pittore e disegnatore di notevole spessore- utilizza prevalentemente lamateria ceramica, realizzando superfici che vengono "sensibilizzate" da segni, pigmenti e inserti di materia argillosa, in manifestazioni formali del tutto astratte e dunque intensamente antinaturalistiche. E' stato giustamente osservato come queste forme espressive possano costituire storicamente - nel loro manifestarsi sostanzialmente "grafico" - una risposta, e rappresentino una polarità complementare, alle precedenti esperienze ceramiche d'impianto plastico di Fontana e Leoncillo. E' un esercizio di scrittura e di indagine materica condotta "in superficie" - attraverso l'uso di sapienti tecniche di leggera foggiatura e decorazione incisa a rilievo - l'atto che connota l'indagine e la riflessione artistica di Pianezzola. Questo stile può essere definito ormai - dopo oltre quaranta anni di carriera - un vero elemento distintivo dell'artista che consente una sua precisa riconoscibilità, anche se in tutto questo tempo trascorso nella ricerca e nella sperimentazione possono evidentemente essere tracciate tappe intermedie fortemente fondanti ed evolutive, che contribuiscono anche alla attuale definizione estetica e formale delle opere recenti.

Il ceramista e designer Pompeo Pianezzola nasce a Nove, in provincia di Vicenza, nel 1925 e inizia la sua attività di ceramista giovanissimo lavorando come apprendista presso la manifattura ceramica "Antonibon- Barettoni" e studiando presso il locale Istituto d'Arte G. Fabris allievo di Andrea Parini e Giovanni Petucco.
Successivamente frequenta l'Accademia di Belle Arti di Venezia.
Sin dai primi anni della sua attività si preoccupa di affiancare alla qualità del suo lavoro la necessità di realizzazione in serie industriale ottenendo, a partire dalla fine degli anni Quaranta, i primi riconoscimenti sia in Italia che all'estero, riconoscimenti ampiamente riconosciuti nel decennio successivo.
Nel 1939 entra alla "Antonibon Barettoni" con la qualifica di decoratore
Insegna alI'Istituto d'Arte di Nove dal 1945 al 1977 assumendone la direzione negli anni 1963-1968. 
Nel 1949 gli viene data la possibilità di aprire un proprio studio di pittura alla "Barettoni".
Negli anni Cinquanta incontra il mondo artistico e partecipa con importanti pittori a mostre di pittura e ceramica in Italia e all'estero.
Nel 1953 è invitato dall'associazione Artisti delle Arti Figurative alla XXIII Mostra d'Arte, presso la Basilica Palladiana di Vicenza.
Nel 1957 apre una propria manifattura, in via Molini 77 a Nove, dove realizza produzioni sia artistiche che commerciali e nel contempo collabora come designer con la manifattura ceramica trevigiana "Appiani" e la "Zanolli & Sebellin" di Nove.
Con Pianezzola collaborano Antonio Lucietti e Ico Parisi.
Negli anni Cinquanta è primo a diverse edizioni del Concorso di Vicenza.
Negli anni Sessanta i suoi lavori perdono l'aspetto figurativo per assumere tono sempre più informali.
Nel 1962 si classifica al primo posto al concorso di Gualdo Tadino e nel 1963 vince il Premio Faenza, con un grande scudo oro su nero, ex aequo con Fulvio Ravaioli, Leoncillo Leonardi e il belga Rogier van De Weghe.
In questi stessi anni realizza alcuni decori per piatti ispirati ai dipinti del Tiepolo e del Guardi e prodotti dalla manifattura novese "Antonibon"
E' primo al Saie di Bologna nelle edizioni del 1968 e 1970 e all'International Ceramics di Nagoya, in Giappone, nel 1974.
Nel 1963, dopo aver vinto il Premio Faenza, si ritira dall'attività produttiva vera e propria ed è nominato direttore dell'Istituto d'Arte di Nove.
In questi anni abbandona la ceramica per realizzare sculture in plexiglass, metallo e vetro ma nel '74, tornato all'antico amore, partecipa al II° Simposium Internazionale della Ceramica di Nove e nel 1978 partecipa alla prima rassegna "Scultori ceramisti veneti"
Per alcuni anni lascia di nuovo la ceramica fin al 1992 quando partecipa alla mostra di Mulhouse alla Maison de la Ceramique e presenta a Pechino la personale "Ceramica, sentimento del Tempo".

Pompeo Pianezzola ha scritto le pagine più belle dell’arte ceramica italiana del Novecento: su lastre piccole e sottili ma, paradossalmente, monumentali per capacità di attrazione e dispiegamento lirico. Ogni sua pagina, come ogni suo “rotolo” e ogni suo “libro”, appare come la pietrificazione di un antico testo sapienziale o religioso corroso dal tempo e combusto da guerre o indifferenze umane ma, proprio da questo, reso ancora più misterioso e prezioso. L’impossibilità di estrarre da queste solidificazioni gli intimi significati in esse contenuti assimila la sue opere più famose a manoscritti aurorali e indecifrabili e a silenziosi testimoni di eterne verità potenzialmente rivoluzionarie e definitive. Solo con la terra potevano essere scritti i capitoli di un tentativo di conoscenza antico quanto l’avventura umana. Ancora di forma regolare, pur in presenza di deformazioni, lacerazioni e slabbrature, le pagine di Pianezzola conservano i riconoscibili caratteri di un progetto mentale e conoscitivo che, nell’immota fissità di un tempo sospeso, riesce a innescare fertili dialoghi e fisiche partecipazioni. Pianezzola, liberando progressivamente la ceramica da retaggi artistico-artigianali e scultorei, ha condotto le sue volontà espressive al semplice confronto con sottili lastre delle più varie terre sulle quali, come su sovrapposti fogli di carte preziose, ha raccolto, condensato ed evidenziato i segni, oggettivi e mai narrativi, di distruttivi incendi, di sorprendenti tumescenze, di fulgide apparizioni coloristiche, di inintelleggibili e misteriose scritture, di grafismi senza tempo e di macchie che occultano, per sempre, messaggi provenienti dalle più diverse culture e storie. D’altronde, proprio dal quadro e dalla pittura l’artista è partito in un momento (i primi anni Sessanta) in cui i destini dell’arte della ceramica sembravano coincidere con quelli della scultura. Guardando più ad Alberto Burri o a Mark Rothko che non a Leoncillo o a Lucio Fontana, Pianezzola ha aperto nuovi orizzonti per la ceramica. Un originale tentativo che gli varrà, nel 1963, il Premio Faenza con una serie di Scudi in terracotta smaltata dove, su un fondo nero, appaiono le ultime sintesi astratte dei riferimenti naturali del primo periodo. Dopo l’apprendistato presso la manifattura Antonibon-Barettoni, Pianezzola aveva frequentato la Scuola d’Arte di Nove e, successivamente, il Corso di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Venezia dove è stato allievo di Bruno Saetti. Insegnante e direttore dell’Istituto d’Arte di Nove, Pianezzola partecipa, giovanissimo, alla VII Triennale di Milano, alla Mostra d’Arte Sacra Angelicum di Milano (1950) e viene segnalato, come pittore, da Gio Ponti sulla pagine di Domus. E’ il periodo delle Transenne, delle Finestre, delle Gabbie e della sua partecipazione alle mostre, nazionali e internazionali, organizzate dalla Galleria Totti di Milano. Nel 1953 fonda, con altri, il Gruppo Artisti delle Nove, nel 1957 apre uno studio personale e, nel 1959, vince il suo primo Premio Palladio alla Mostra Concorso della Ceramica di Vicenza, prestigioso riconoscimento che otterrà altre tre volte. I suoi interessi per il design avranno significativi sviluppi nella collaborazione, dal 1967, con la ditta Appiani di Treviso con la quale otterrà il Primo Premio al SAIE di Bologna del 1970. La ricerca sui pannelli, iniziata nel 1958 con Interno e Stracciato, prosegue con le piastre nere in refrattario Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza viale Baccarini 19 – Faenza RA - Tel. 0546.697311 - www.micfaenza.org – e-mail: info@micfaenza.org esposte nel 1972 alla mostra “International ceramics” del Victoria and Albert Museum di Londra. Del 1980 sono le prime personali all’estero e soprattutto in Giappone le sue opere trovano apprezzamento per una sensibile vicinanza alla cultura Zen. Nel 1981 inizia la serie delle Pagine e, nel 1982, colloca La grande pagina nella sala del consiglio della Banca Popolare di Vicenza. Pianezzola è, ormai, un riconosciuto maestro e le sue opere vengono ospitate nei più importanti musei e in gallerie d’arte a livello europeo e internazionale. Tra le opere in mostra al MIC, alcune sono di recentissima creazione. Si tratta di lastre aperte da squarci (2006) e di grandi fogli dipinti all’acquarello sui quali sono riportate le versioni ceramiche dei soggetti trattati (2007). Nel primo caso Pianezzola sembra volere aprire le sue pagine per scorgere un oltre mai prima svelato (a volte coincidente con il nulla e a volte con nuovi fogli ermetici) mentre, nel secondo, i lacerti ceramici dialogano con la loro rappresentazione grafica innescando interrogativi senza fine sulla primogenitura del reale. Una meditazione, e una lezione, magistrale di uno dei più attenti indagatori delle materie rivolto a chi, ancora oggi, considera l’arte della ceramica una disciplina specifica e non un linguaggio aperto a tutte le possibilità. 
 

 

SEGNI REMOTI
San Gimignano
Dal 22/09/2001 al 07/10/2001
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Superfici impervie e graffiti profondi
San Gimignano
Dal 28/08/1999 al 22/09/1999
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BOLOGNA ARTE FIERA
Bologna
Dal gennaio 1994 al
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TERRE LIBERATE
MONTERONI (SI)
Dal 14/05/1993 al 23/05/1993
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