Comunicato Stampa

IL MIO NOME E' NESSUNO O, FORSE, CENTOMILA di PAOLO TROILO
a cura di Isabella Del Guerra
dal 13/06/09 al 28/06/09

2009 - Galleria Gagliardi, San Gimignano

IL MIO NOME È NESSUNO O, FORSE, CENTOMILA

Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha sempre raffigurato se stesso: in scene di caccia dipinte in maniera rudimentale su pareti di caverne, in scene di battaglia ove si raccontavano di feroci combattimenti, celebrato come eroe alla testa di eserciti o a cavallo di possenti destrieri. In tempi di pace: uomini curvi su campi rigogliosi di messi, su barche con reti colme di pesci, in feste che celebravano la vita. Lo troviamo in affreschi, su tele, scolpito nel marmo, cesellato nel bronzo, immortalato su pagine patinate, su pellicole fotografiche.

Raffigurato nei più svariati lavori, nelle più disparate pose o atteggiamenti, insieme a donne e uomini oppure solitario, gioioso o triste, meditabondo o vago, ritratto in danze, guerre, baccanali, abbracci, avventure, amori o morti. In autoritratti dove l’Autore si propone in modo realistico o in pose meditate.

Tutto questo ed altro è l’Uomo e la Vita.

Quindi, cos’altro ancora si può celebrare di questo Essere di cui è stato detto tutto, che è stato rappresentato, narrato, descritto ?

Un Artista può provare a descrivere la propria Energia che la fisicità esprime, può cercare di indagare nel profondo del proprio Io, per creare un’opera che racconti l’attimo dell’Emozione e come il corpo la renda manifesta.

A differenza di molti Artisti che nel tempo si sono autoritratti dando un volto a chi, per anni, ha rappresentato gli Altri, Troilo volutamente cela spesso il proprio, perché questo non è importante per il fine che egli si pone.

La sua ricerca esamina e analizza le intime emozioni, lascia libero il proprio corpo di muoversi abbandonato alla musica reiterata. Scatti fotografici veloci immortalano gli attimi. Dopo aver individuato, riconosciuto e carpito alla sequenza fotografica, l’istante preciso della propria emozione, Troilo si annulla e, attraverso la sua percezione tattile fa rinascere se stesso nell’opera pittorica. Senza lo strumento pennello, che altrimenti filtrerebbe ogni sua sensazione, Paolo Troilo entra in contatto con la materia e, come in un transfer, esso stesso diventa materia e colore. Una velocità del gesto, un atto pittorico d’impulso perché non venga persa l’immediatezza del coinvolgimento emotivo. Per mezzo dei suoi, personalissimi strumenti, le mani e le dita, Egli, oggetto del proprio dipingere, diviene soggetto pittorico ma, invero, l’emotività di cui lascia memoria sulla tela sono stati d’animo universali.

Un rapporto intenso con la tela, perché questa è l’altra parte di Troilo: il mondo speculare in cui si materializza il transfer e dove l’attimo si trasforma in emozione.

E così riesce a dare vita a corpi che, in una coreografia senza musica, si muovono nello spazio definito della tela; soggetto e oggetto divengono protagonisti in una libertà espressiva che permette di rivelare atti di completa verità, i quali palesano allo spettatore quello che esso decide o desidera vedere e nel quale può riconoscersi.

Gli schizzi e le macchie di colore sembrano essere una sottolineatura del movimento della figura, ma potrebbero essere altrimenti letti come la raffigurazione di una energia che essa sprigiona. Un’Energia che si legge anche nell’intensità espressiva dei lineamenti contratti nello sforzo di liberare il corpo. Se riuscissimo a svincolare il corpo, come l’Artista ci suggerisce, da un imposto comportamento costrittivo che, proprio il mondo e la società che abbiamo costruito ci impone, anche il nostro spirito sarebbe libero.

In una società che richiede la completa attenzione, pena l’emarginazione, forse il nostro corpo, insieme alla mente, sono le sole ed uniche verità in cui possiamo rifugiarci.

Solo in noi stessi possiamo trovare la carica propulsiva che ci spinge a vivere interamente e intensamente la Vita.

Isabella Del Guerra