Giovanni Carta

Opere

Giovanni Carta ha esposto in Galleria Gagliardi nel 1995.

Mostre personali
2007 - Roma, Galleria Arte e pensieri
2006 - Locarno (Svizzera), Galleria Del Salice
2002 - Watou (Belgio), Galleria de Queeste
2000 - Riva del Garda, Galleria La firma
1998 - Roma, Villa Bizzarri
1997 - Verbania, Intra-Studio d'arte Lanza
1996 - Sassari, Palazzo Ducale
1996 - Gand, Galerie Het Wijde Ogenblik
1995 - Montepulciano, Maat studio

Mostre collettive
2002 - Cagliari, Exma', "Segni del tempo"
2001 - Cagliari, Pinacoteca nazionale, "Grafica sperimentale"
2000 - Madrid, Salon international del grabado
1996 - Watou (Belgio), Gastof de Eendracht
1995 - Alghero, Pou salit, "Lapis"
1995 - Carbonia, Biblioteca comunale, "Arte concreta in Sardegna oggi"
1994 - Sant'Antioco, Palazzo Monte Granatico, "Modi d'arte"
1993 - Carbonia, Villa Sulcis, "Arte astratta moltiplicata"
1993 - Alghero, Forte della Maddalenetta, "Spettacolo multimediale"
1992 - Alghero, Chiostro di San Francesco, "Installazioni"

Testo critico
"[...] L'opera di Giovanni Carta, in apparenza quieta e raffinatamente allineata, mette in atto in realtà una temibile strategia di seduzione: fissa e trattiene su di sé il nostro occhio, costringe a guardare, a riguardare... e a riguardare ancora. E lo sguardo non sopporta mediazioni. La riproducibilità tecnica ha creato oggi una storia dell'arte virtuale; la riproduzione ha sostituito l'opera nell'esperienza della maggior parte dei fruitori sino a diventare simulacro (quando addirittura non è l'operazione artistica ad inglobare la fotografia come parte integrante delle proprie strategie). In molta dell'attuale astrazione geometrica, peraltro, la riproduzione non comporta uno scarto significativo nei confronti dell'originale. Stesure uniformi, colori artificiali, margini netti, supporti neutri tollerano perfettamente la mediazione dell'obiettivo. La pittura di Giovanni Carta invece vi si ribella. Ogni aspetto del fare pittorico esige un'attenzione vigile da parte dell'artista come dell'osservatore; niente è indifferente ai fini del risultato che si vuole ottenere. A cominciare dal supporto in tela ruvida, grezza, che influenza con la propria grana - concepita come texture - ogni fase successiva del processo creativo; per continuare con il pigmento, tempera o tempera all'uovo, appositamente preparata dall'artista, che amorosamente, pazientemente, con controllatissimi passaggi e stratificazioni le distende sulla superficie. In alcune parti il colore dilaga compatto, in altre lascia trasparire le porosità del fondo, o si rapprende come una spuma leggera; tutto ciò crea e distingue differenti piani, i cui reciproci stacchi non nascono da scontati effetti ottico-cromatici, ma da una sorta di dimensione tattile nella quale le geometrie elementari giocano i loro rapporti. Del resto, la qualità dello stesso pigmento (sottolineata dai modi della stesura) è ben lontana dai colori ordinatamente catalogati nei repertori industriali, e anche per questo resiste all'occhio meccanico che fatica a riconoscerla. Una geometria, insomma, del senso oltre che dell'intelletto quella di Carta: in cui il rigore della riduzione formale propria della linea astratto-geometrica s'incontra con quello della ricerca analitica condotta sugli elementi primari, fisici, della pittura (supporto, colore, stesure). Un atteggiamento analitico che parte però da un sentire artigianale, una tonalità affettiva dell'operare, una dedizione manuale che risale alle fonti stesse dell'esperienza moderna. [...]"
Marco Magnani, Geometrie tattili, catalogo della mostra, 1996

Bibliografia
M. Monteverdi, Pittura italiana oggi, Varese 1978;
S. Naitza, 25 anni di ricerca artistica in Sardegna, Nuoro 1983;
A. Izzo, Giovanni Carta "Gift", Firenze 1988;
AA. VV., Segni d'autore in Sardegna, Milano 1988;
M. Cosseddu, Frequenze, Alghero 1989;
G. Murtas, Arte inutile, Cagliari 1990;
M. Magnani, Giovanni Carta, Cagliari 1992;
M. Magnani, Geometrie tattili, Parigi 1996;
J. P. Delarge, Giovanni Carta, Parigi 1996;
M. Magnani, G. Altea, Arte a Palazzo Ducale, Sassari 1996;
AA. VV., Dal Moderno al Postmoderno, Cagliari 2004;
M. Bignardi, Il corpo emotivo del colore, Locarno 2006.