Contributi

FREEDOM, MATTEO PUGLIESE
Antonella Baldoni

FREEDOM

Ancor prima di conoscere Matteo Pugliese in carne ed ossa, l’ho conosciuto in una delle sue forme di creta, che si spingeva fuori da un algido muro bianco, lacerandosi i muscoli, gridando un silenzio doloroso con occhi spalancati fino a spaccarsi…l’ho osservato a lungo, da ogni angolazione, sotto ogni luce, come ipnotizzata di fronte a quell’urlo materializzato - principio di fuga, utopia di salvezza - che solo una coscienza ben addestrata alla cecità avrebbe potuto ignorare, non riconoscere come il suo stesso riflesso.
Vorrei che riusciste a dedicare un’ora del vostro tempo a questa offerta di un’esperienza nuova, che vi spogliaste di ogni ruolo, maschera, autodifesa, che vi immergeste in questo microcosmo di pareti bianche da cui spuntano ora un volto, ora un volto e un braccio, e poi una gamba, e poi un corpo intero, che si contorce per liberarsi del piatto candore, per nascere ai sensi.Non c’è pace, non c’è quiete, soddisfazione; il fine è il movimento, la meta la fuga.
Ogni nuova condizione raggiunta, finisce alla lunga per anestetizzare i sensi, e questi “dannati del moto perpetuo” hanno come missione l’interminabile ricerca della Verità, consapevoli che la Verità con la “V” maiuscola non esiste, ci si può solo convincere che sia quella “comoda poltrona” su cui lasciarsi sopravvivere quando si diventa troppo stanchi per proseguire nella ricerca, troppo disillusi per continuare a coltivare una speranza, troppo vecchi per andare OLTRE.
Insomma chi non rischia non vive. Chi non rischia non cade. Chi non rischia non muore, non potrà rinascere mai. Il cammino più onesto verso la Verità non è la “via della certezza”, ma piuttosto le “innumerevoli strade della possibilità” e quante più avremo la forza di esplorarne, tanto più ci avvicineremo ad un SENSO, orgogliosi della nostra incoerenza.Quello che c’è da sentire, aldilà delle forme, sono le emozioni, la fame di vita, la curiosità, incarnate da quelle forme.
E’ su questo che vi invito a fermarvi e riflettere e se l’esperimento funzionerà anche con voi , vi troverete come davanti ad un grande specchio e ancora una volta l’arte avrà svolto la sua funzione : sarà riuscita a mostrarci la realtà, la nostra realtà anche e soprattutto nei suoi risvolti più dolorosi e dunque più frequentemente ignorati.  E aprendoci gli occhi, almeno per un po’, l’arte sarà riuscita ancora una volta a renderci più liberi. Dunque Buon Viaggio.

Chiudo con, Charles Baudelaire che alla fine, appunto, de “Il Viaggio”, ci esorta: “Enfer ou Ciel, qu’importe? Au fond de l’Inconnu pour trouver de Nouveau”. (Inferno o Cielo, cosa importa? In fondo all’Ignoto per trovare del Nuovo”).

Galleria Gagliardi - 2004: mostra personale "Fredom"di Matteo Pugliese, testo di Atonella Baldoni