Contributi

FORME, KENJI TAKAHASHI
Isabella Del Guerra

FORME

Di fronte ad un blocco di marmo, lo scultore si pone in meditazione e, in una comunicazione interiore, ne intravede la forma che la materia tiene gelosamente imprigionata; via via ne toglie le prime scaglie, lo smussa, fino ad abbozzarne la struttura,ancora scava, segue le venature assecondando la massa, fino a farla emergere come una  Venere dalle acque.
Un lavoro, questo, che normalmente tende a creare un prodotto artistico la cui bellezza è estrinseca: per esso si ricerca l’eleganza, la materia levigata, l’equilibrio delle forme, il senso del bello; opere che emozionano e coinvolgono, ma di cui vediamo solo la superficie.Di fronte alle opere di Kenji Takahashi, non si ha questa impressione.Di fronte alle sue opere si rimane meravigliati e sorpresi, impressionati nel vedere un’opera che nasce da una frantumazione della materia.Il lavoro di Kenji Takahashi è complesso e ha vari risvolti con diverse chiavi di lettura. In ogni artista c’è molto dell’uomo, in ogni opera esso riversa la sua storia, le sue esperienze, le sue paure e angosce ma anche le sue aspettative, i suoi sogni, le sue gioie.Analizzando le opere di Takahashi, in una prima lettura possiamo vedere nel gesto violento dello spaccare in mille pezzi l’opera che egli ha già abbozzato, un gesto liberatorio; come se in esso liberasse tutta le sua energia ed esorcizzasse se stesso poi, nel frugare delle interiora della materia togliendo la polpa del masso, svuotandolo completamente, un catarsi.Poi l’artista si sostituisce all’uomo; i frammenti, privati della forza coesiva della materia e nel loro spargimento, Takahashi li libera dalla forma intrinseca che essi racchiudono e in questa totale libertà egli ricostruisce la forma; la materia, privata della voce nel narrare se stessa, si lascia prendere, assoggettata totalmente alla volontà dell’artista e senza porre condizioni, si lascia plasmare.In questa seconda fase, l’artista giapponese, con pazienza ricostruisce il volume e insieme definisce la forma.Dalla distruzione,  la rinascita, come accade nella vita, nella storia dell’uomo, nella storia dell’umanità.I frammenti, ignari della forma che sarà, si lasciano comporre per un progetto finale; questi vengono riassemblati spesso con un mastice dai colori vivaci in contrapposizione con il biancore del marmo, quindi ricuciti con nylon colorato: suture caritatevoli, a compensare il dolore prodotto. Un rammendo fondamentale in queste opere: la costruzione dalla distruzione; una cicatrice che volutamente l’artista vuole ben visibile, essa rimane nella storia di queste sculture a testimonianza di una integrità che fu, portando con se la memoria di un gesto e della loro rinascita.Gli stessi elementi che formavano il masso sono gli stessi che partecipano alla forma futura, in un gesto d’amore Takahashi li coinvolge a quello che è il loro divenire.Siamo di fronte a forme che nascono da una antitesi: dal marmo frantumato nasce la scultura. Una esigenza interiore dell’artista che attraverso le sue opere racconta metaforicamente la storia della vita, dolore e gioia di una vita restituita.Ma la ricerca di Kenji, non si ferma qui, egli fa propria la filosofia Zen, nella quale perfezione e imperfezione coesistono, e la perfezione è nascosta tra le pieghe di quello che si crede imperfetto.Ed ecco che allora nelle sue sculture, Takahashi, lascia intravedere l’interno di esse, perché il materiale in se, nella sua primaria forma è essa stessa perfezione.In altre sculture Takahashi si mette in gioco in una sfida con il materiale, realizza forme da un unico blocco, con curve e sinuosità impensabili con il marmo.In queste ritroviamo minute scaglie di marmo, che nel piccolo incavo lungo la dorsale della scultura, vengono inserite con certosina meticolosità e intrappolate sotto una ragnatela di fili di nylon colorati quasi a dare, con questi,  vita al marmo inerte e dando loro ruolo di tessuti e canali vitali ove possa scorrere linfa della materia.Opere che Kenji Takahashi ci offre dopo una ricerca interiore di una condizione esistenziale e una ricerca materico-formale degni di un grande artista e profondo conoscitore dell’elemento trattato.Forme inaspettate, opere che raccontano la loro storia, che ci sorprendono per la loro realizzazione, e che ci meravigliano per la loro eleganza,che ci affascinano per il loro ermetismo.

Galleria Gagliardi - 2005: Mostra personale di Kenji Takahashi "Forme" presentazione di Isabella Del Guerra