Comunicato Stampa

ALLE FARFALLE PIACCIONO I COLORI di TETSURO SHIMIZU
a cura di Isabella Del Guerra
dal 26/07/09 al 16/08/09

2009 - Galleria Gagliardi, San Gimignano

ALLE FARFALLE PIACCIONO I COLORI.

Molti anni fa, all’inaugurazione della prima mostra personale di Tetzuro Shimizu nella nostra galleria, una bellissima farfalla si posò su un suo dipinto con varie sfumature di giallo-arancio e lentamente, essa, ne assunse la cromaticità.

Restammo affascinati da questo piccolo miracolo e lo interpretammo come buon auspicio per la nostra collaborazione.

E fu così, dal lontano 1997 a questa ultima mostra personale, di anni, ne sono passati molti.

Shimizu durante il suo percorso artistico non ha mai perso di vista la continua ricerca nella relazione tra colore-emozione, materia-energia vibrante mantenendo sempre, in tutte le sue opere, un dualismo costante.

Nel tempo, la costruzione spaziale delle opere si è modificata: i primi lavori erano contenuti in un unico telaio o telai accoppiati a formare geometrie circoscritte in quadrati o rettangoli. In seguito le tele accoppiate erano interdipendenti tra loro, ma il loro accostamento formava, tra i telai, delle spaccature: talvolta l’onda cromatica si inseguiva, dando un senso continuo alle volute del colore,

talvolta invece, come incontrando un’ ostacolo, veniva respinta.

Infine le opere ritornano ad essere per lo più a telaio unico, mantenendo le spaccature, ma con un nuovo e importante inserimento: il taglio.

Elemento provocatorio che nega alla superficie la peculiarità della propria interezza, dissestando l’equilibrio armonico e disorientando lo spettatore.

Questo nuovo fattore, che interrompe il piano pittorico, dà all’opera un nuovo dinamismo; la materia si incontra con il vuoto e, in essa, crea un gorgo. Un elemento che attira il colore in una crepa dove andrà a perdersi o, contrariamente, dalla fenditura esso rinascerà dando una nuova vita all’energia del colore: i tagli nella tela creano una forza estranea al dipinto interrompendo volutamente l’armonia del gesto.

La tavolozza cromatica di Tetzuro Shimizu si basa su colori primari intensi, la miscellanea di questi e le moltissime stesure diventano nelle sue opere, un inno alla policromia, ma anche la tela grezza non dipinta, ha una sua valenza pittorica. Gradazioni di rosso si uniscono ai viola e volgono verso l’arancione, i blu  si amalgamano con i neri lasciando però squarci da cui emergono  verdi o gialli creando forti contrasti; si infiammano gli ocra volgendo al rosso, osano i viola, i gialli abbracciano i tenui indaco sfrangiando sui turchini.

Talvolta la pittura cede spazio alla tela: si interrompe bruscamente come precipitasse in un abisso,  altre invece, si esaurisce come l’onda sulla riva creando così un gioco tra superficie e profondità, luce ed ombra.

Di fronte a questo tripudio di cromie impetuose, si percepisce l’armonia.

Il movimento del colore crea vortici energetici e, come in un concerto, la moltitudine di suoni si fonde in un insieme armonico mantenendo però, intatte le proprie peculiarità, ugualmente le cromie, se pur miscelandosi, coprendosi, svincolandosi, non rinunciano alle proprie specificità.

Come un codice arcaico, i colori primari sapientemente usati provocano Stati d’animo diversi.

Ad una prima lettura si potrebbe dire che Shimizu realizza i suoi dipinti in modo gestuale, seguendo l’immediatezza dell’emozione: mai cosa meno vera.

Ad uno sguardo superficiale la pittura appare gestuale, dettata dall’attimo, ma osservando la struttura, le numerose stesure di colore e la successione cromatica, ci si rende conto di quanto il lavoro di Shimizu sia meditato.

Una disciplina interiore gli impone una preparazione di un bozzetto preciso ed  e accurato dove i vari colori e passaggi sono meticolosamente eseguiti seguendo precise volute.

Sulla base del progetto l’Artista prepara il telaio in maniera artigianale e rigorosamente da solo: rigido nello scheletro ma dalla forma sinuosa, in accordo o contrasto con l’andamento della pittura che ospiterà. La struttura è una parte fondamentale e rilevante del lavoro. Il perimetro è concavo o convesso (in alcuni casi lo stesso lato ha curvature opposte), le linee esterne completamente asimmetriche, le distorsioni prospettiche; tutto ciò ha uno scopo ben preciso: un perimetro elastico mai in accordo con la pittura. Un confine che sembra comprimere le stesure obbligandole ad una brusca inversione o in altri casi le invita ad una espansione fornendo loro ulteriore spazio.

La struttura tridimensionale del telaio, trasforma il quadro in un evento di pitto-scultura: attraverso  i colori che sfumano sul bordo morbidamente arrotondato l’opera, pur mantenendo una propria precisa identità e autonomia, interagisce con la parete sulla quale appoggia.

Il processo creativo prosegue con la fattiva realizzazione: dopo una concentrazione meditativa l’Artista affronta l’azione del gesto, veloce ma mai casuale, un gesto dettato da un sentire interiore, da una emozione. Ne viene fuori un’opera mai statica, composta da forze contrapposte nella costruzione, forze cromatiche centripete e centrifughe, convergenti e divergenti: energie spaziali che entrano ed escono dallo spazio pittorico, attirando e coinvolgendo lo spettatore in un vortice di reazioni attive.

I dipinti provocano stati d’animo simili alla musica che Tetzuro Shimizu ama profondamente: liberano sonorità visive suscitate da emozioni cromatiche.

Ogni opera invita il pubblico ad oltrepassare la soglia dell’astratto ed entrare nel vortice dell’universo infinito in continuo movimento ed ascoltarne i suoni ed i silenzi.

Isabella Del Guerra