Comunicato Stampa

GAME OF CULTURES di DARIO TIRONI - KOJI YOSHIDA
a cura di Daniela Del Moro
dal 17/04/2013 al 02/05/2013

2013 - Galleria Gagliardi, Galleria Angelica Roma

Game of cultures in Angelica
L’arte è sempre di più a contatto con la vita, in uno scambio reciproco e fecondo di incredibile attualità. In passato non avremmo mai immaginato che anche gli oggetti scartati, in un certo senso rubbish, potessero essere elevati al rango di opera d’arte, come dimostrano le opere di Dario Tironi e Koji Yoshida esposte in Angelica, ricavate da un lavoro accurato di assemblaggio di giocattoli, oggetti telematici, telefonini e videogiochi abbandonati e dispersi. Del resto a partire da Marcel Duchamp, il fondatore del procedimento che viene definito ready made, è stata creata la possibilità di creare l’arte attraverso il semplice prelievo dalla quotidianità, dal teatro della vita, per ricontestualizzarlo nello spazio di un museo, rifunzionalizzando l’oggetto nei termini di una vera e propria contemplazione estetica. Così come Duchamp, anche Tironi e Yoshida donano una nuova aura agli oggetti, sottraendoli alla inerte indifferenza del quotidiano per collocarli in una sorta di assemblaggio, quasi un cortocircuito che trasforma i singoli elementi in una costruzione mentale più ampia e ordinata, elevandoli nella sfera privilegiata dell’arte. Arte in senso ampio, poiché non possiamo più parlare di pittura o scultura: le opere di Dario Tironi e Koji Yoshida in fondo inglobano tutte le discipline e gli stili possibili, associando mezzi e strumenti disparati, al contempo metabolizzando e rielaborando un secolo di storia e di arte. E’ trascorso infatti un secolo dal primo ready made di Duchamp e il percorso dell’oggetto artistico continua e prosegue anche con le nuove generazioni di artisti, dimostrando così, ancora una volta, che l’arte è in grado di proiettarsi nel futuro, anticipando il presente e scavalcando il passato. In questo caso poi Tironi e Yoshida compiono un’operazione ancora più straordinaria e innovativa: per la prima volta infatti espongono i loro assemblaggi non in un museo, ma in una biblioteca, anzi nella prima biblioteca aperta al pubblico in Europa. Percepite ancora, e purtroppo, come luoghi chiusi e polverosi, circoscritti solo a un pubblico elitario, le biblioteche sono invece a stretto contatto con la vita e la quotidianità: sono luoghi di vita comunitaria, spazi aperti e flessibili, spesso trascurati ed incompresi. L’esposizione dei due artisti dimostra ancora una volta che l’arte è vita, poiché la distanza tra arte e vita è sottilissima: qualsiasi oggetto e qualsiasi gesto, ci insegnano Dario Tironi e Koji Yoshida, possono varcare la soglia dell’arte e l’arte può essere contemplata ovunque. Anche in biblioteca. 
Isabella de Stefano