Comunicato Stampa

TETSURO SHIMIZU di TETSURO SHIMIZU
Testo critico di Valerio Dehò
dal 21/07/2001 al 16/08/2001

2001 - Galleria Gagliardi, San Gimignano

SPAZIO PITTURA

Il lavoro di Tetsuro Shimizu parte da una solida conoscenza del lessico dell’Informale per spingersi quasi verso una negazione dello stesso.L’artista pratica una pittura che conosce bene i suoi confronti e che riesce continuamente a mettersi in rapporto con una prospettiva di ricerca.Se la texture punta a ricavare un effetto di densità e movimento attraverso il colore, l’impianto dei lavori tende a creare una direzione di fuga e di frammentazione dei piani di superficie, che raffredda e nega l’assunto pittorico.Accade che la stessa immediatezza e splendida brutalità dell’Informale, entri in conflitto con una scansione degli spazi visivi che frammentano l’unità originaria.Se la pittura gestuale possiede la caratteristica di dare rappresentazione immediata al pensiero e all’emozione, Shimizu consapevolmente rompe l’unità di luogo e azione.In questo modo crea dei lavori concettualmente elaborati, in cui l’idea compositiva è calcolata e mai affidata alla casualità del momento.

Per questi motivi il suo lavoro risulta interessante e nuovo.Lo spazio non è abbandonato al flusso che però mantiene intatta la sua pienezza e forza. Lo spazio viene rilanciato in una forma che è chiusa eppure modulabile.E si faccia attenzione che questo è uno stilema più vicino all’arte figurativa o a quella a stretta derivazione decorativa.La stessa poetica del frammento richiede che vi sia un "tutto" a cui fare riferimento, cioè che vi sia un costrutto originario che abbia funzione di paradigma. Diversamente vi sono dei casi di modularità in cui il frammento è programmaticamente funzionale in termini di permutazione.In pittura negli anni settanta era possibile compiere spostamenti in un’opera divisa in vari segmenti, e ottenere sempre qualcosa di diverso, e comunque qualcosa che l’artista poteva aver previsto all’interno di quella combinatoria.La risposta di Tetsuro Shimizu è stata quella di ripensare alla tradizione di una pittura intensa ma svincolata da referenti figurativi , e di dargli una svolta sul piano dell’impostazione.L’impostazione di ogni singola opera diventa una scelta in cui in un certo senso la pittura assembla diverse situazioni spaziali.Il frammento trova una sua fisica e visivamente coinvolgente rivisitazione, proprio da un’idea di segno pittorico che unifica la superficie in un’idea.Credo che l’artista partendo dalla consapevolezza della crisi del modello linguistico informale, abbia fornito una prova di come andare al di là.Questo accade in quanto lui continua a credere e diffondere il valore della pittura, anche nell’universo sempre più medializzato e immateriale.

Come a dire che la pittura, e questa pittura in particolare, ha ancora un enorme valore da diffondere.Le opere di Tetsuro vengono fuori dalla parete, non ne sentono più i vincoli, ma vogliono abitare lo spazio.Se i segmenti delle opere lasciano dei vuoti, delle fessure, è l’idea di pittura a riempirli.Quindi l’incertezza diventa provvisoria e serve a stabilire un contatto con lo spettatore. L’artista crea uno spazio ibrido, poetico ed indefinito, in cui gli elementi dell’opera accennano ad un linguaggio comune.Per paradosso, ma l’arte è costituita da meccanismi di questo tipo, questo alone di indecidi bilità, rafforza il lavoro, diventa il suo supporto concettuale.Mostrare la crisi e i limiti della pittura, per rafforzarla e avviarne la rifondazine.

Questo avviene solo perché l’artista possiede interamente il linguaggio, sa creare spessori di colore con un movimento continuo, rapido, incessante.La qualità è fuori discussione, altrimenti non sarebbe possibile parlarne in questi termini.La presenza di questa operatività si manifesta esattamente in quelli che si possono chiamare i punti di crisi delle opere, cioè quei punti in cui la disposizione dei segmenti dell’artista, lascia aperte delle possibilità visive ulteriori: guardare oltre al quadro, è uno dei sogni dell’arte.

La composizione diventa un polo dialettico del segno-colore. Colori caldi rossi, gialli, verdi di alta energia psichica e visiva.Dalla scansione complessiva, dalla negazione della dimensionalità, e dagli interstizi cercati da Tetsuro Shimizu, proprio la cromaticità possiede una forza attrattiva singolare.Il colore assume il ruolo di campo magnetico dello sguardo affiancandosi all’idea di pittura, come struttura portante dell’opera. Il risultato è quello di rivelare le notevoli possibilità e i grandi spazi, che gli artisti intelligenti sanno ancora trovare, per legare l’atto e il gesto del dipingere a quello del pensare.

Valerio Dehò